Amare il corpo dell’Altro…

L’omicidio di Fabiana,
di Davide un
che tenta il suicidio. Storie drammatiche vissute nel pieno dell’età
ADOLESCENTI
Quei bambini-adulti sulla soglia del mondo
MASSIMO RECALCATI
Due recenti storie drammatiche di giovani ci insegnano qualcosa di decisivo intorno al tema della cosiddetta eterosessualità. La prima storia è quella di Davide, il quale sceglie la via della parola per comunicare la sua difficoltà a vivere pubblicamente la propria omosessualità.
Egli sceglie la Legge della parola come “alternativa al suicidio”. Diversamente da tanti che non trovano “la parola” e passano all’atto: ultimo il ragazzo di Roma, “deriso” perché gay, che ieri si è lanciato dal terzo piano della scuola, per fortuna senza conseguenze troppo gravi. Invece Davide assomiglia al suo omonimo biblico: la giovinezza gli dà il coraggio di provare, di non fuggire, di gettarsi nella mischia, di rischiare tutto anche se il suo avversario (il pregiudizio omofobo) sembra mostruosamenteimbattibile. Davide si appella pubblicamente all’Altro nella forma di una lettera inviata a Repubblica, manifestando in questo modo la necessità che qualcuno sappia ascoltare il suo grido e gli sappia rispondere. La tentazione mortifera del suicidio è superata dalla forza potente della sua parola. È la parola, ci ha detto, l’alternativa più vera alla tentazione del suicidio. Qual è il dramma di questo ragazzo? Per un verso è quello che attende ogni adolescente. Come abitare un corpo che il trauma della pubertà ha reso nuovo e sconosciuto? Come fare proprio un corpo erotico, sessuale, un corpo che esige la sua soddisfazione pulsionale attraverso altri corpi e che rompe irreversibilmente lo schermo autoerotico del corpo infantile?
Uno dei significati etimologici della parola “adolescenza”, significa “avere un proprio odore”. Mentre il corpo infantile porta con sé il profumo neutro dell’odore di campo (le teste dei bambini hanno tutte lo stesso odore), il corpo dell’adolescente genera nuove forme e, di conseguenza, nuovi odori. La giovinezza è l’età dove ogni corpo acquisisce un odore singolare. La neutralità pacifica del corpo che sa di campo, è alterata da secrezioni strane, più marcate, evidenti, forti, per alcuni genitori rivoltanti, che esigono di essere riconosciute. Non è solo il tempo di una metamorfosi ingovernabile, ma è anche il tempo di una fioritura, di un risveglio di primavera. Il tempo dove il corpo deve saper riconoscere il proprio odore è il tempo della sua massima apertura; non solo dei suoi orifizi pulsionali, madella vita come tale. La giovinezza esige aria, ossigeno, finestre spalancate, mondi nuovi, oltrepassamento inevitabile della cornice chiusa del familiare. Questo nuovo corpo è sospinto verso l’eterosessualità nel senso che ricerca l’incontro con l’altro corpo, con l’eteros, con il dissimile. Il dramma di cui Davide ci ha parlato è che il suo orientamento sessuale che si dirige verso corpi uguali al suo non sarebbe giudicato eterosessuale dal mondo degli adulti e per questo condannato, schernito, costretto alla clandestinità colpevole anche dai suoi pari.
Una cattiva psicoanalisi ha contribuito (e contribuisce ancora) a questa condanna morale dell’omosessualità ritenuta una vera e propria perversione. Dobbiamo allora provare a rispondere a tutti i ragazzi che come Davide si rivolgono – come giovaniTelemaco – ad adulti in grado di saper rivestire il proprio ruolo. È il mondo adulto che ha la responsabilità – culturale ed educativa – di alimentare una falsa rappresentazione dell’eterosessualità fondata sulla differenza anatomica dei corpi (maschile e femminile). Dobbiamo chiederci con tutta l’onestà intellettuale di cui disponiamo: se il legame eterosessuale è un legame con l’Altro sesso, con l’eteros, con l’alterità, siamo davvero certi che sia sufficiente l’eterogeneità anatomica dei corpi a garantirla? O non dovremmo forse pensare che l’eterosessualità indica l’apertura del corpo erotico all’alterità ben al di là della differenza anatomica?
L’eterosessualità non dovrebbe essere considerata ben al di là di una norma morale fondata sulla natura dell’anatomia, come la capacità di costruire un legame tra i sessi (omosessuale, lesbico, “eterosessuale”) che sappia rispettare e amare davvero l’eteros? Siamo così scuri che l’eterosessualità intesa in questo senso sia così presente in tutte i legami cosiddetti eterosessuali? Chiediamocelo: c’è davvero eterosessualità nell’usto feticistico dei corpi come puri mezzi di godimento? C’è davvero eterosessualità in quelle coppie dove l’uomo veste gli abiti di un giudice che decreta senza possibilità di ricorso alcuno, la morte violenta del suo partner? Dov’è in questi casi l’amoreautenticamente eterosessuale?
Se prendiamo questa versione dell’eterosessualità come rispetto e amore per l’alterità, possiamo dedurre che nei legami omosessuali potremmo certamente incontrare una patologia perversa – come del resto nelle coppie cosiddette eterosessuali –, ma solo quando il godimento del corpo si spinge verso l’abisso mortale di una appropriazione che diventadistruzione di sé e dell’altro.
Ecco allora apparire la seconda storia. Quella di D.M., il giovane imperturbabile assassino di Fabiana. È un secondo grande tema dell’adolescenza. Non solo come abitare un corpo nuovo e il suo odore, ma come incontrare il corpo dell’altro, la vita dell’altro. L’incontro con l’altro è fonte di sorpresa e di vita, di entusiasmi e di aperture, ma è anche fonte diangoscia e di mortificazione, di terrore e di violenza. La giovinezza è il tempo dove la vita è esposta ai buoni e ai cattivi incontri perché la famiglia non può più proteggere la vita che cresce e che giustamente rivendica il suo desiderio di aria. Di fronte alla contingenza aleatoria dell’incontro gli adolescenti possono oscillare tra gli estremi di rapporti simbiotici, fusionali, vincolanti e l’indifferenza disincantata e cinica di fronte all’amore. Il caso di DM è il caso di una violenza cieca che reagisce alla frustrazione non imboccando la via della parola, ma la quella atroce della vendetta spietata.
Se in Davide la Legge della parola appare come la sola alternativa giusta al suicidio, in DM non c’è appello all’Altro, non c’è invocazione degli adulti. Il figlio non sa essere figlio ma si nomina follemente giudice. Il fanatismo del possesso assoluto lo porta a rivendicare un diritto inesistente di proprietà. Accade sempre – nella vita individuale e in quella collettiva – quando la violenza trionfa. Deve allora bruciare il suo corpo che straziato dalle coltellate supplica pietà. Sente di doverlo fare e non solo per cancellare le tracce del delitto, ma per poter verificare l’inesistenza dell’eteros, dell’alterità che solo una donna sa custodire così intimamente. Per questa ragione Lacan poteva affermare che «l’amore eterosessuale è sempre l’amore di una donna». I genitori di Davide sono presenti e invocati nella lettera che preferisce scrivere in alternativa alla morte. Non conosco la vita di DM. Mi chiedo solo se ha incontrato testimonianze dell’amore per l’eteros. È certo: DM non conosce la Legge della parola, ha scelto la violenza bruta e omicida, non sa amare, ha profanato l’eteros della donna.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *