In ricordo di Piero Serafini

Ci sono due personaggi alla fine del Vangelo di Giovanni che quasi mai vengono presi in seria considerazione. Nel Vangelo della Passione di Gesù stanno un po’ come quei titoli di coda, che scorrono spesso senza essere mai guardati dallo spettatore.

Eppure questi due personaggi sono importanti dentro la scena finale perché si occupano di una cosa che era importante fare alla morte di Gesù, cioè la sua sepoltura. I discepoli erano tutti scappati e chi era rimasto certamente non sapeva come prendere in mano la questione. Maria e le altre già ricolme di dolore non potevano come donne preoccuparsi della sepoltura; quindi i due personaggi arrivano come elementi preziosi nel contesto.

Sono Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo….

Non sono stati discepoli ufficiali di Gesù, tant’è che ne sentiamo parlare solo ora nel Vangelo. Di Giuseppe il Vangelo di Luca dice che era uomo giusto. Nicodemo era un maestro in Israele.

Mi piacciono molto i due perchè rappresentano quella cristianità laica di cui oggi abbiamo tanto bisogno. Una cristianità declericalizzata che sa prendere in mano le questioni umane con serietà e con discrezione. Gli apostoli scappano, Giuseppe e Nicodemo sono lì, presenti nel momento più difficile.

Ecco. Mi pare oggi poter fare qualche azzardo di paragone con il nostro amico Piero.

Piero l’ho conosciuto come uomo giusto, così come il Giuseppe d’Arimatea del Vangelo. Un uomo corretto, serio, onesto. Non un discepolo ufficiale, ma un discepolo sì. Discepolo del Vangelo della carità, della cristianità più laica, quella che si presenta senza fronzoli. Piero era un uomo di relazione che sapeva vivere con semplicità i rapporti di di amicizia.

In lui la cristianità combaciava con l’umanità, così come dovrebbe essere. Essere umani significa esattamente essere cristiani perchè l’umanità è la via che ha scelto Dio. Lui per primo si è incarnato per tracciare la via della santità per ciascun uomo.

Cosa ci mancano oggi in realtà? I gesti di umanità. La stretta di mano, il dirsi buon giorno, mi scusi, grazie.

Piero ci ha insegnato anzitutto questo: il rispetto dell’uomo. Ti stringeva sempre la mano forte forte. Anche l’ultima volta che gliel’ho stretta dopo avergli consegnato il diploma della fedeltà matrimoniale dei 60 anni, ho cercato di non spingere troppo la stretta vista la sua ormai precaria condizione fisica. Invece lui mi ha stretto fortissimo. Era un segno troppo importante per dirti che ti stimava, e ci teneva a dirtelo.

Quindi Piero come Giuseppe di Arimatea uomo giusto.

Ma anche come Nicodemo maestro d’Israele.

Quante volte ho sentito chiamarlo vicino a me. Salve maestro. Come sta? E sapete cosa rispondeva immancabilmente? Come sta chi? Ci sono solo io qui. Io sono Piero, diamoci del tu. Mi è sempre piaciuta questa capacità di entrare in relazione non dall’alto in basso, ma alla pari.

Eppure non mancava di autorità. Era veramente un maestro. Quando ti spiegava le sue cose le diceva con convinzione e ci credeva fortemente. E leggevi in lui quel desiderio di passarti le cose che a sua volta aveva imparato. Leggevo oggi da qualche parte che un allievo ricordava di lui non semplicemente gli insegnamenti di tennis, ma gli insegnamenti di vita. Allora in questo Piero, diamoci del tu, sei diventato maestro in Riccione come Nicodemo, che ora incontrerai in cielo, era maestro in Israele. Oggi abbiamo bisogno più che mai di maestri.

Allora dal cielo prega il Maesto numero uno, Gesù, che faccia nascere su questa terra e in questo tempo maestri secondo il Suo cuore. Ma non maestri di tecniche sportive o anche di nozioni scolastiche o catechistiche. Ma maestri di vita che come te si sono inserite nel tessuto umano di una città e hanno formato le giovani generazioni. A questo punto sei diventato non tanto maestro, ma testimone. E soprattutto gli ultimi tempi quando ti vedevo camminare a stento e paradossalmente vedevo il tuo coraggio e la tua voglia di vivere, ecco in quei giorni sei diventato testimone credibile. Non dimenticherò la tua ultima confessione fatta a fatica vicino al confessionale per ricevere il giorno dopo, nel vostro anniversario di matrimonio, il Gesù che tanto vi ha voluto bene come marito e moglie insieme.

Ancora auguri maestro e testimone in Riccione.

Giuseppe di Arimatea e Nicodemo ti accompagnino nella pace eterna dove un giorno ci rincontreremo tutti quanti.

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