In ricordo di Gianna

9 Novembre 2010

Funerale della Giannina

Volutamente ho scelto per questa liturgia funebre la liturgia del giorno, una festa che forse pochi conoscono e così intitolata: “Dedicazione della Basilica Lateranense”.

E’ la festa che ricorda la costituzione della prima chiesa in occidente ad opera dell’imperatore Costantino.

La liturgia, ovviamente, non si riduce al ricordo di una Chiesa di mattoni che fra l’altro nella sua veste originaria non esiste più, ma vuole aiutarci a contemplare il senso spirituale della Chiesa.

Allora le letture ce ne svelano il segreto.

La chiesa dice il Vangelo, anzi lo dice lo stesso Gesù, è il suo Corpo, distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere…. commenta l’Evangelista, Gesù parlava del tempio del suo corpo.

Quindi il Vangelo ci svela un primo segreto: il vero edificio dove pregare non è una costruzione di mattoni, bensì Gesù stesso, il suo corpo.

San Paolo poi, illuminato Apostolo, va avanti nell’elaborazione e nella lettera ai Corinzi letta precedentemente ci rivela un secondo fondamentale segreto. “Fratelli voi siete l’edificio di Dio” Non sapete che siete tempio di Dio e lo Spirito Santo abita in voi?”

San Pietro poi nella sua lettera dirà “ quali pietre vive, siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo”.

Ecco da qui vorrei partire. Noi siamo l’edificio spirituale Chiesa e ciascuno di noi è una pietra viva. Ecco la nostra amata Giannina, una pietra viva nella chiesa di Dio, una pietra viva della nostra comunità parrocchiale!

Viva perché so che è viva in quanto la Parola di Dio non mente: distruggete questo Tempio e io lo farò risorgere.  Se la malattia si è accanita nel corpo di Gianna, Tempio di Dio, chiesa spirituale, lo ha attaccato, preso d’assalto, distrutto.

Per questo parliamo di pietra viva, per questo parto da una realtà di fede per raccontare l’umano: Gianna è viva! E’ risuscitata in Dio.

Alla luce di questo evento che noi tutti crediamo altrimenti non saremmo qui, leggiamo la sua storia. Giannina, lo sappiamo è stata una donna forte.

Potrei dire che ha assunto nella sua struttura visiva e direi posturale il detto proverbiale “fare buon viso a cattiva sorte”.

Si perché la vita di Gianna non è stata per nulla facile ma al vederla neppure ci si immaginava delle croci che portava nel cuore.

Infatti si presentava forte con una stretta di mano intensa e il volto tirato a festa. Dritta, composta e a tratti nobile, di una nobiltà non data dall’albero genealogico ma da un anima immacolata.

Si perché la bellezza di Giannina, è solo espressione di un anima toccata dalla Grazia di Dio.

Se qualche dubbio poteva rimanermi è stato cancellato definitivamente in questi mesi.

“lei non sa don Franco quanta fede ho”.

Queste parole non me le diceva al termine di una spensierata passeggiata sul mare o durante una emozionante preghiera in chiesa, il che è plausibile per tanti. No  lei mi ripeteva queste parole stesa immobile sul suo lettino di casa e anche nel reparto intensivo di Forlì attaccata attraverso una rete di fili ad una macchina che le permetteva di rimanere in vita.

E’ lì che mi stupivo e mi emozionavo e mi sentivo piccolo piccolo di fronte ad un gigante di fede.

Ma dove è cresciuta questa fede? Dove si è alimentata?

Direbbe Renato Zero: sui marciapiedi della vita, li dove passeggia la gente comune, incontrando e incrociando le voci di uno e dell’altro.

Giannina non ha mai studiato teologia, non ha mai partecipato a catechesi ma ogni suo dire era intriso di Gesù e Maria.

Una spiritualità popolare, un attaccamento a Maria a dir poco speciale. Una pietra viva nella nostra comunità parrocchiale perché priva di fronzoli intellettualistici coglieva la realtà da dentro in maniera sapiente.

Quando mi confrontavo con lei, mi spiegava le cose come se avesse vissuto quello che stavo vivendo io.

E mi parlava dell’uno e dell’altro, mai con giudizio accusatorio ma con estrema lucidità a volte entrando nei dettagli come fine psicologa.

Eppure mi dicevo questa donna non mi pare abbia studiato Freud  ne Jung eppure conosce l’arte dello scrutare i cuori.

Tutto gli veniva dalla fede. Ora è certo più che mai. Una fede che non si sottraeva al conflitto con la scienza. Ricordiamolo era fisioterapista, aveva una certa dimestichezza con la scienza della medicina. Eppure in lei scienza e fede non subivano la rottura tipica del pensiero illuminista. No la Gianna credeva nella medicina e credeva in Dio. Fare tutto quello che dicono i dottori, sapendo che tutto dipende da Dio.

Le sue sedute erano, almeno per me, una terapia spirituale e fisica.  Ti spiegava il corpo umano e poi ti parlava di Sant’Ildegarda, maestra della medicina naturale. Ti parlava della possibilità medica di guarire in determinati giorni e poi aggiungeva di fidarsi di Dio per avere qualche sconticino in più. Davvero una bella figura la Giannina. Ho imparato tanto da lei. La sua vita terrena ha poi avuto un epilogo cristologico. Entrata in ospedale nella quaresima del 2009 alle porte delle settimana Santa ha vissuto il suo calvario fino al mese dei santi del 2010, il mese che ci parla più di ogni altro dell’aldilà.

Unica consolazione di questa infinita via crucis il giorno del 13 maggio quando l’ultima operazione gli ha dato la possibilità di ritornare per qualche tempo a casa a salutare amici e conoscenti prima di partire definitivamente per la casa del Padre.

All’inizio la nostra comunità ha pregato tanto per Giannina. Nel mese di maggio del 2009 il suo nome era sempre associato a quello di Angelica, tutti i giorni alla fine del Rosario. Poi è stata lei a prendere in mano la comunità. La sua sofferenza è sicuramente l’intercessione di Angelica che l’ha anticipata nella casa del Padre, ha fatto del bene a tutta la nostra comunità. Ora Gianna dal cielo continua a pregare per noi. Ti affido i tuoi figli meravigliosi, la mamma e i nipoti. Canta ora in cielo tutte le tue canzoni preferite, passeggia sulle nubi con Sant’Ildegarda  e tutti i Santi, e riabbraccia i tuoi cari facendo festa con loro. Noi oggi ti ricordiamo dalla terra pregando con ciò che abbiamo di più forte: l’Eucaristia. Alla fine ci metteremo anche il tuo canto preferito quello per cui ti emozionavi e piangevi.. ricordi? Così anche noi piangeremo di gioia!

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *