Omelia della Notte di Natale

C’era una volta un Re, anzi un Bambino….

A volte ascoltando questo brano mi pare di trovarmi dentro una bella favola. C’è il Re potente e cattivo che governa su tutta la terra, e di contro il bambino povero destinato a regnare sulla terra e nei cieli. Poi nella cornice di un cielo stellato appaiono gli angeli in festa che discorrono con dei pastori e nella grotta silente la tenerezza di una scena madre col bimbo stretto al petto di una donna. Sembrerebbe quasi una fiaba vera sennonché alcuni personaggi di fiabesco hanno ben poco.

Tutti noi infatti conosciamo il Re potente, il grande imperatore Cesare Augusto studiato e ristudiato dalle elementari in poi. Il Regno è il grande impero romano che si estendeva fino alla Palestina dove è nato Gesù il figlio di Dio.

Quindi di favola il vangelo ha certamente lo stile, ma cornice e personaggi fan parte della storia. 

Una storia così dettagliata che oltre a farci conoscere Cesare Augusto ci presenta Quirinio governatore della Siria e ci dice anche di un grande censimento riscontrabile anch’esso nelle fonti storiche dei giornalisti del tempo tipo Giuseppe Flavio.

E a proposito del censimento guardate come si intreccia la cornice storica con lo stile fiabesco. Si legge nel Vangelo: “In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra”. Non vi pare uno stereotipo già visto? Un re che censisce i suoi sudditi per confermare a se stesso di essere il più potente di tutti si trova in tante fiabe. Non faceva così la strega cattiva: “specchio delle mie brame chi è la più bella del reame?” E lo specchio ahimè decretava la sua sconfitta ad opera della piccola biancaneve di lei più bella e più giovane. 

Eppure il censimento ci parla di storia. Non solo di quella, ma della storia di tutti i tempi e soprattutto della nostra.

Gesù nasce nel contesto di un censimento. Cosa ha da dire oggi questo fatto?

Ogni censimento nasce per verificare e controllare. Fa parte della volontà di controllo e purtroppo spesso e volentieri diventa un vero e proprio esercizio di potere. Nell’Antico testamento si racconta che il Re Davide fece fare di sua iniziativa un censimento del popolo, ma Dio ne fu così contrariato che mandò la peste in Israele.

Spesso il censimento è associato ad una narcisistica conferma di potere…e non solo. Prendete oggi. Siamo la società certamente più censita di tutta la storia. Certo non abbiamo Cesare Augusto, ma quanti regnanti gestiscono le nostre identità. Non parliamo semplicemente di anagrafe consegnata alla patria, ma di registrazioni infinite legate alla telefonia ed a internet. Quante volte abbiamo pellegrinato tra wind, vodafone e tim consegnando dati personali e recapiti telefonici? E non ci siamo consegnati a Facebook quando gli abbiamo lasciato il nome dei nostri amici e gli abbiamo raccontato le nostre storie? E ad istagram non abbiamo forse consegnato l’intimità delle nostre foto? Dicono che google sappia addirittura quando ci ammaliamo attraverso le parole che inseriamo nei suoi motori di ricerca. Poi ci sono i servizi di geolocalizzazione per cui sanno dove ci troviamo e quali strade facciamo ogni giorno. Partirà a breve la webcam che controllerà i nostri sentimenti leggendo i movimenti di 22 punti intorno al naso, bocca ed occhi  grazie ad un algoritmo che ha recensito fin ora più di un miliardo di espressioni facciali.

Pensiamo ancora di essere distanti dal censimento che ordinò Cesare Augusto su tutta la terra? Oggi più che mai siamo censiti e recensiti e chi dispone dei nostri dati oggi ha potere. Per questo ci danno tutto gratis su internet, perché gli interessano solo i nostri dati per arricchirsi.

Ecco questo è il contesto storico del censimento dove nasce Gesù. Eppure controlla che ricontrolla nessuno si è accorto di quel che succedeva a Betlemme. 

 

Il Re potente ha messo in atto la strategia del controllo e il futuro Re nasceva tranquillamente nel silenzio di una mangiatoia. 

Perché Gesù sfugge al potere del controllo? Perché Gesù nasce povero. E’ povero di tutto. Non ha niente da dichiarare, niente da registrare. Non lo ha accolto l’albergo, solo una mangiatoia con un asino e un bue. E nessuno gli ha chiesto nome e cognome, neppure i pastori e neanche i magi che erano di classe superiore. Si sono fermati semplicemente a contemplare. non hanno fatto la fila come all’apple store per arricchirsi di un feticcio, ma hanno gustato in Gesù uno stile nuovo fatto di gratuità e dono. E da quel giorno per entrare nel Regno di Gesù non ci è chiesto passaporto né password, nessun dato personale ne impronte digitali. Però la nostra vita quella si, perché chi entra nel Regno di Dio sa che nulla più gli appartiene. Questa notte ai piedi di Maria che ristringe forte in petto consegniamo la nostra vita. Ora padroni di questo mondo prendete pure i nostri accessori, l’essenziale è nelle mani di Gesù!

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