Omelia della Notte di Natale 2015

Provo a raccontarvi questa sera come nasce il 25 di Dicembre come giorno di Natale. Più che un omelia sarà una catechesi, ma penso tornerà utile a ciascuno.I primi cristiani non conoscevano il Natale. Diciamo che almeno fino al terzo secolo non si è mai festeggiato il compleanno di Gesù. E sapete perché? Semplicemente perché non si riteneva necessario festeggiare una nascita in terra, quando la vera novità del Vangelo stava nella nascita al cielo. Il centro era la Pasqua, con la morte e la resurrezione di Gesù.

Ma non era questo l’unico motivo.

Dobbiamo sapere che i cristiani nei primi secoli quando pregavano si direzionavano, un po’ come fanno oggi i mussulmani verso la mecca. Ecco i cristiani, quando pregavano si voltavano sempre verso est. Le stesse chiese erano tutte direzionate verso est. E sapete perchè? Perchè ad est nasce il sole.

Proviamo ora a mettere insieme qualche pezzo: non si festeggiava il Natale, ma si pregava ogni giorno rivolti verso la nascita del sole. La metafora era chiara: il sole è Gesù.

Quindi i cristiani dei primi secoli non avevano bisogno del giorno del Natale perché ogni giorno ricordavano la nascita di Gesù con la postura della propria preghiera ed era sempre sottintesa la preghiera del Benedictus in riferimento al Messia: “Verrà a visitarci dall’alto come sole che sorge”. Fin qui tutto chiaro.

Ad un certo momento della storia però nasce un problema.

Racconta così san Leone Magno in uno dei suoi memorabili sermoni: “sappiamo che alcuni cristiani prima di entrare nella basilica di San Pietro apostolo, dedicata all’unico Dio, vivo e vero, dopo aver salito la scalinata che porta all’atrio superiore, si volgono verso il Sole e piegando la testa si inchinano in onore dell’astro fulgente. Siamo angosciati e ci addoloriamo molto per questo fatto che viene ripetuto sempre più spesso per ignoranza e in parte per mentalità pagana”.

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In ricordo di Piero Serafini

Ci sono due personaggi alla fine del Vangelo di Giovanni che quasi mai vengono presi in seria considerazione. Nel Vangelo della Passione di Gesù stanno un po’ come quei titoli di coda, che scorrono spesso senza essere mai guardati dallo spettatore.

Eppure questi due personaggi sono importanti dentro la scena finale perché si occupano di una cosa che era importante fare alla morte di Gesù, cioè la sua sepoltura. I discepoli erano tutti scappati e chi era rimasto certamente non sapeva come prendere in mano la questione. Maria e le altre già ricolme di dolore non potevano come donne preoccuparsi della sepoltura; quindi i due personaggi arrivano come elementi preziosi nel contesto.

Sono Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo….

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In ricordo di nonna Rina

Certamente mi mancherà alle prossime benedizioni quell’incontro così semplice e bello con nonna Rina. Quando arrivando agli inizi di Via Saludecio già assaporavo il gusto del caffè caldo che immancabilmente trovavo sulla tavola quando entravo in casa. E tutte le volte mi chiedevo come facesse a sincronizzare il mio arrivo con il caffè caldo appena uscito dalla caffettiera. Ma la Rina era sempre capace di stupirmi. Una nonna dolce, tenera e di una grande fede. Uno splendore di purezza. Una purezza di cuore e di sguardi al punto che riusciva a vedere il bene ovunque e parlava di Gesù a volte come se gli fosse accanto. E probabilmente era proprio così.La sua preoccupazione più grande negli ultimi tempi era non poter venire a messa. Me lo ripeteva sempre, come un peso che la schiacciava. Non tanto come senso di colpa, ma come una grazia che le veniva negata. Mi ricordava che da bambina con la mamma faceva chilometri a piedi per andare alla messa, d’estate, d’inverno, con la pioggia e con la neve. E questi ricordi li aveva così vivi non come una fatica fatta, ma come un dono ricevuto. La messa era la sua passione. Ma era anche una sua passione anche la cucina. Penso che con lei se ne va una ricetta di torta che mi deliziava ogni mese la mattina a colazione. E come non ricordare le squisite cene con Gianluca e gli preti dove gustavamo un coniglio al forno d’alta scuola? Una cuoca sopraffina.

Carissima Rina ci manchi davvero, ma ci consola il fatto che adesso abbiamo una santa in cielo. E dato che ci volevi così bene, quanto ancora di più ce ne vorrai ora che vivi la pienezza della vita. Prega per noi. Per i figli che ti hanno così teneramente accudito e per tutti gli anziani, affinché possano mantenere quello sguardo di purezza che ti ha contraddistinto fino alla fine.

Riposa in pace.