In ricordo di Maria Vanni

Ho voluto inserire in questa messa funebre le letture del giorno. Oggi è il giorno liturgico della Visitazione, si chiude il mese mariano ed è la festa di Maria.  Maria è anche il nome della nostra sorella, che dalle nostre parti viene sempre chiamata sempre con l’articolo, la Maria appunto. La nostra Maria è salita al cielo nel mese mariano e vive il passaggio liturgico nella festa della Visitazione.
Credo non sia un caso. Nella vita di fede non c’e il caso, ma ci sono i segni della provvidenza. E alcuni segni sono anche molto precisi. La Madonna ha pian piano accompagnato la Maria a questo momento. Già le diceva qualcosa quando due anni fa in quel pellegrinaggio verso Loreto ha avuto un mancamento importante all’autogrill. E poi lo scorso anno durante un rosario serale nelle zone. E oggi, nel giorno dedicato a Maria, se ne va in cielo salutando la nostra comunità, come il 31 saluta il mese di Maggio.
Il distacco è sempre faticoso. Ci manca tanto la Maria. Mi diceva qualcuno ieri sera: ci manca la sua risata. È vero perchè quella risata faceva parte di lei, gli apparteneva. La Maria rideva per ogni cosa e in qualche modo contagiava chi gli stava attorno. Era una risata a volte di compiacimento per sostenere il dialogo, a volte era una risata di disappunto, ma sempre piacevole. Di solito si ride per una barzelletta o per una battuta, ma la Maria rideva anche per le questioni semiserie. Negli ultimi mesi rideva anche se il suo pensiero era lontano dal discorso che si faceva. Come se la risata appartenesse ad una sfera più profonda del suo intelletto. La risata era la parte più bella e più vera della Maria. Con una risata faceva fronte alle necessità del momento e anche ai momenti di difficoltà. L’alternativa alla risata era il broncio, ma devo dire che anche in questo c’era qualcosa di fanciullesco che non comunicava cattiveria, quanto desiderio di essere accolta e valorizzata.
Gente allegra Dio la salva, dice il detto.
Dalla Maria impariamo proprio questo: far fronte al male con un atto di allegria, con un risata spezza crisi. La risata è l’ironia dei semplici e la Maria certamente apparteneva a questa schiera. Semplice e sobria. In ombra, ma presente. In cucina, al suo posto, tra pentole e piatti da lavare.
Una vita da mediano direbbe la canzone. Ma è anche la vita di chi vive il Vangelo. La vita è ciò che ti accade quando avevi altri progetti. È stare dentro le contraddizioni, condividere scelte che ti sono imposte da volontà sproporzionatamente più grandi di te.
E a volte una risata serve a spezzare una morsa che ti stritola nei momenti più bui. Si ride anche per difendersi. Ma soprattutto per non essere vinti.
Grazie allora alla Maria donna forte coraggiosa e allegra.
Un grazie da parte di tutti a cominciare da don Alberto che ha curato fino all fine e che ora incontra in cielo. Un grazie da parte dei bambini a cui si è dedicata insieme alle amiche cuoche per tanti anni. Un grazie da parte della comunità per averci resi più allegri. E grazie soprattutto da parte dei tuoi carissimi figli a cui hai dedicato e offerto la tua vita e Gino con cui sbraitavi tanto ma a cui volevi un gran bene.
Addio Maria ci si rivede al bar cielo.

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