Jesus Christ Superstar

Molto arrabbiati contro questo film sono i gestori del sito antiblasfemia, ritenendo il Musical un vero e proprio affronto alla divinità del Cristo.  Clicca per saperne di più. All’inizio anche il Vaticano fu molto scettico nei confronti del film. Poi è stato rivalutato.

Recensione

Jesus Christ Superstar è tutto ciò di più anti-convenzionale, surreale e magnifico che sia mai stato fatto sulla passione di Cristo. Per prima cosa è un musical. Non esistono dialoghi, la trama è un tripudio di canzoni e passi di danza messi in atto da personaggi che tutti noi abbiamo imparato a identificare con l’immagine della serietà e della devozione. 

In secondo luogo è interpretato da hippie. Datato 1973, il film di Norman Jewison riprende  la scelta di un gruppo di ragazzi di raccontare gli ultimi sette giorni di vita di Gesù, dal suo primo arrivo a Gerusalemme fino alla crocifissione, nel mezzo del deserto. Abbiamo così l’occasione unica di osservare un San Pietro in calzoncini piroettare insieme agli Apostoli, gustarci un Erode palesemente omosessuale mentre fa le moine a Gesù circondato da aitanti ballerini e un Messia dall’animo decisamente rock. 

Infine si assiste ad un completo ribaltamento dei personaggi. A partire da Cristo, interpretato da Ted Neeley,  che rivela fin da subito un’umanità totale, senza alcun accenno della sua spiritualità trascendente, interdetto dalle sue capacità, soffocato dalle attenzione e dalle preghiere dei più deboli e terrorizzato dalla morte. Di enorme impatto in questo senso la canzone disperata urlata contro il cielo, poche ore prima della crocefissione in cui si interroga sul perchè del proprio amaro destino. Un semplice uomo, vittima solamente del potere mediatico che attira su di lui, diventato una vera e propria pop star adorata da centinaia di fedeli esaltati che prima lo osannano e poi gli voltano le spalle sprezzanti. Messaggio ancora più forte e in perfetto stile “figli dei fiori”, è un uomo innamorato. Di Maria Maddalena, qui rappresentata come una donna amorevole, quasi materna, divisa tra il dovere e i propri sentimenti, che la lasciano dilaniata. 

Il vero protagonista del film però, novità assoluta e controversa, è Giuda Iscariota. Niente di questo personaggio rispetta la tradizione cristiana, dal colore della pelle. L’attore, Carl Anderson, è infatti un afroamericano, enorme provocazione in quanto prototipo del male. Ma quello che colpisce maggiormente è il potente e micidiale rapporto di amore ed odio che lo lega a Gesù. Il tradimento, sofferto e in un primo momento rifiutato con forza, è il risultato di un’amara delusione che Giuda nutre nei confronti dell’amico prediletto, a suo dire manipolato da un potere molto più forte di lui e troppo umano. Si è portati a fraternizzare con il traditore per eccellenza, dalle forti pulsioni e dall’animo lacerato, in netto contrasto con l’immobilità e la rassegnazione di Gesù. 

Trasposizione del celebre musical teatrale, la pellicola ha riscontrato da subito un enorme successo, diventando uno dei film cult per eccellenza, con le splendide canzoni conosciute e cantate in tutto il mondo. Allo stesso tempo ha generato interminabili discussioni, specialmente nel mondo cattolico. In Italia ad esempio è stato bollato dall’Osservatorio Romano come blasfemo per l’accostamento dei Vangeli alla cultura hippie, nomea che non gli ha impedito però di raccogliere un grande successo. A prescindere dal proprio credo, è un film che nessuno dovrebbe perdersi.

GIUDA [..]Io non so come amarlo Non so perché mi turba È un uomo – è soltanto un uomo Non è un re – è solamente identico A qualsiasi altro che conosco Mi fa tanta paura Quando sarà morto e sepolto mi lascerà in pace? Mi amerà – lui ama anche me? Si preoccupa di me? La mia mente è – è nelle tenebre ora – Dio, Dio, sto male, sono stato usato E tu lo hai sempre saputo, Dio Dio! Non saprò mai perché hai scelto me per il tuo delitto Per il tuo odioso sanguinoso delitto.. (dal musical JESUS CHRIST SUPERSTAR)

Le cose umane sono ambigue: aperte al bene e al male. La storia di Giuda è un inestricabile intreccio di questa duplicità. Inoltre Giuda è uno specchio in cui siamo invitati a guardarci senza nasconderci ciò che vediamo.

Nella vicenda di Giuda vi è una sorta di coesistenza degli opposti: appare il malefico per eccellenza ma anche l’artefice del piano del Signore, che, non certo per ironia, lo chiama “amico” nel momento culminante dell’arresto (amici – philoi – sono detti coloro “che faranno ciò che io vi comando” dice Gesù in Gv 15,14).

Il peccato vero che la teologia rimprovera a Giuda non è il tradimento, l’aver consegnato il Cristo nelle mani di coloro che lo avrebbero condannato a morte, ma l’aver negato con il suicidio una delle grandi virtù divine, forse il connotato maggiore del Dio cristiano: la misericordia. Il maggior peccato di Giuda è la disperazione.

L’identificazione di Giuda come “traditore” avviene con segni evidenti di comunanza, perfino d’intimità: l’offerta del boccone del pane consacrato è segno di un’elezione nel segno dell’amore. E questo conduce a una riflessione sulla storia della Chiesa e sull’oggi: nessun peccatore è escluso dalla condivisione del pane o dalla lavanda dei piedi secondo il racconto dei Vangeli. Tutti sono potenzialmente coinvolti nella medesima comunità, perfino i traditori. Semmai è il singolo che può decidere la propria autoesclusione. Solo Cristo, all’inizio, ha chiamato i suoi discepoli, con una scelta fondativa: scelta che era comunque un’elezione che non comportava più alcuna esclusione. La storia della Chiesa, evidentemente, non è stata questa…

Il problema verte inoltre sulla responsabilità di colui che compie un gesto che “comunque” deve essere compiuto, ma senza, per questo, essere esonerato dalla sua personale responsabilità. E’ un nodo problematico, questo, che percorre tutta la narrazione biblica, fin dal libro dell’Esodo, dove si dice che il Signore “indurì” il cuore del Faraone per realizzare la sua volontà di liberare dalla schiavitù in Egitto i figli di Israele.

Le due morti di Cristo e Giuda si ricongiungono: non muoiono insieme, perchè essi rappresentano due mondi diversi, originariamente agli antipodi. Ma alla fine, crocifissione e suicidio; salvezza e perdizione, gloria e abiezione sembrano riconciliarsi. Una sorta di “solidarietà” nel destino del traditore e in quello del Salvatore. Sono cose che ci fanno pensare al comune destino dell’umanità e mostrano la pochezza dell’interpretazione più immediata di Giuda figlio delle tenebre, il cattivo per eccellenza, il posseduto da satana…

Giuda è una figura dell’ambiguità: più ci si riflette, più si scopre che questa icona del male ch’egli dovrebbe rappresentare nella sua purezza, non smette invece di interrogarci sempre di nuovo con domande alle quali, probabilmente, non è possibile dare risposte definitive. Le cose umane sono ambigue, aperte al bene e al male.

Viene presentato come il peccatore: quale peccato maggiore che tradire l’innocente figlio di Dio? Eppure, al tempo stesso, è il coadiutore di Dio in un’opera provvidenziale di redenzione per tutti.

Giuda rivela la grandezza dell’uomo anche rispetto a Dio. Se non esistesse la possibilità della rivolta, gli esseri umani sarebbero davvero gregge, di fronte al pastore.

Colpisce l’assenza totale di disapprovazione dei discepoli nei confronti di Giuda, che è anche totale abbandono di Giuda a se stesso. Il vuoto silenzioso che circonda Giuda è totale. Forse l’inferno, per Giuda, comincia già da lì, incomincia già all’interno della chiesa, la piccola chiesa dei dodici meno uno. Un’assoluta mancanza di compassione, di fratellanza all’interno della cerchia degli apostoli.

Da Primo Mazzolari, Giuda nostro fratello non significa solo fratellanza nel tradimento ma anche comunanza di fede nella promessa del Cristo di non venire a mancare per nessuno. La verità del Cristo non è uno schiacciamento, ma una vicinanza.

 

Gustavo Zagrebelsky, Giuda. Il tradimento fedele

dalla trasmissione su Rai 3 “Uomini e profeti”

2 thoughts on “Jesus Christ Superstar

  1. Roberto mirgolo says:

    Ottima sintesi! Complimenti.

    Ero interessato ad una sorta di ritrasposizione del monologo di Giuda poco prima di porre fine alla sua vita .

    Grazie

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